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Intervista a Gianni Allegra, due graphic novel per raccontare l'indicibile

Una saga duologia. Minkiaman e La vita bastarda, una matita sontuosa per una storia, una graphic novel, capace di sconvolgere i piani e mischiare le carte del destino. Lui è Gianni Allegra, lo conosciamo per le vignette sul dorso palemritano del quotidiano Repubblica? Ok, per la carriera di pittore e illustratore raffinato? Va bene, preparatevi a qualcosa di forte, da un punto di vista artistico ed emotivo. Si può racconatare lindicibile? Siamo davanti un viaggio nelle pieghe di una città forse irridemibile.

L’energia che sprigionano i due volumi è innegabile, la forza di mettersi in gioco. di cambiare punto di vista e di indagare il tessuto umano nel quale si prospera, sono palpabili.

“Quello che si presenta è il secondo ed è autosufficiente ma leggere il libro da cui tutto nasce rende tutto più chiaro. Sono romanzi a fumetti, comportano circa 45 minuti di lettura ciascuno”. Mi spiega Gianni.

La vita bastarda si resenta alla manfestazione Comicon di Palermo ai Cantieri della Zisa. L'incontro, moderato da Eleonora Lombardo, è previsto sabato 11 dicembre 2021 alle ore 17.00. Si promettono disegni e sketch ad hoc e ad personam, per gli appassionati della saga.

I Personaggi di Gianni Allegra

“Sono espressioni narrative che esulano un po' dal mio percorso consueto e un consolidato (satira e pittura e illustrazione: qui urgeva la mia voglia di raccontare con respiro ampio e senza alcun vinicolo: tutto acceleratore e niente freni: tanto che ho perso per strada amici che mi stimavano ma molto bacchettoni o troppo legati ad una mia immagine consolatoria, la satira trasgressiva quanto vuoi, si ripete e parla con accoliti e amici, mai con l'avversario o il "nemico". Con la saga di Balarm Town e il suo protagonista, Minkiaman, ho cercato di rivolgermi a "tutti", sapendo bene che proponevo nutrimento indigesto se non hai attitudine al conflitto interiore, se lo eviti, intendo. Il tema è la tanto vituperata resilienza, equivocata e abusata nel linguaggio scorciatoia social che trita tutto in superficie”..

Minkiaman, l’alterego di Totuccio, come nasce l’idea?

“Ho pigiato solo sull'acceleratore, sul non dicibile e sull'inenarrabile (perlomeno quello convenzionale). Totuccio è l'emblema della resistenza e della resilienza: custode di un talento che scopre per caso, forse come tutti. Sa sopportare, sa rialzarsi, scopre di essere intelligentissimo non avendo ricevuto nessuno stimolo culturale e intellettuale: da un ragazzino così deprivato puoi aspettarti che diventi un delinquente o uno sfrenato psicopatico. Bene che vada, il suicidio. E invece, lui vuole vivere.Ama coltivarsi: ma quando ha già parzialmente risolto la sua condizione esistenziale. Quando, dopo essere stato un super eroe per caso, ha capito che le lettere e la poesia sono il suo pane quotidiano.

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Il forte simbolismo della Graphic novel di Balarm Town

Ma tutto questo ha avuto un prezzo altissimo. Ha ucciso il padre, ha giaciuto con la madre che si è poi tolto la vita. ha perso il suo nume, Osvaldo, che uno stinco di santo non era. Insomma, è stato messo dal destino o chi per lui, di fronte a tutte peggiori condizioni umane e subumane”.

C’ è una speranza, come procede la formazione sentimentale dei Totuccio?

È lecito sognare per un bambino che è diventato un uomo rotto a tutto? io dico che lo è. Ma questo andava raccontato senza filtri, senza metafore nascoste, senza lenimento. Era necessario per me, forse non per chi ha avuto il piacere di leggerlo. So che a molti è giunto un pugno allo stomaco: alcuni hanno voluto rileggerlo per poi dirmi che il pugno arrivava ancora. Arriva anche a me, se li sfoglio di nuovo”.

Poesia, corpi nudi, sogni incestuosi (la visione onirica, soprattutto in Minkiaman è una grande protagonista), sospeso fra Freud e Dante, non hai avuto paura di niente, di raccontare questi anfratti della Balarm Town, come l’ha presa il pubblico?

“Qualcuno non ha letto i libri perché ha voluto evitare di soffrire e compatire eccessivamente. Epico e smodato. La crisi esistenziale e quella psichica con derive psicotiche del secondo libro erano sfide dolorose: volevo rappresentare la disperazione, il panico, il baratro. Tra momenti grotteschi e da tragedia greca”.

Infatti la storia è a tratti epica e con chiari riferimenti a Edipo

“Edipico in modo irrisolto elevato a enne. Forse se non avessi adoperato il nome fuorviante avrei avuto una maggiore attenzione. Ma non mi pento: Minkiaman è un personaggio che amo follemente”.

Una saga per raccontare l'indicibile dei palermitani

C’è un po’ di Totuccio in te, nei palermitani?

“Per fortuna no. Tutta quella violenza non l'ho mai vista, ma l'ho immaginata. Però il mio talento l'ho custodito e coltivato da solo, senza le coccole di alcuno. E non dico dei genitori, mas neppure da amici conoscenti e maestranze varie. Ero così timido da apparire incapace di poter fare un lavoro estroso e artistico. È andata diversamente. So che ci sono dei Totuccio e Minkiaman che attendono il loro momento, il loro riscatto. Da soli ce la faranno? Chi lo sa. Spero dei sì. ma non certo a Balarm Town dove tutto è palude e dove l'equivoco è la sola cosa chiara”.

Nella foto pimo piano di Gianni Allegra


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