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La bellezza, di preparare a casa le panelle

Provate a dirlo allo zio Pinuzzo “Strit fud” e poi aspettate, vedrete come vi talìa, ovvero come vi osserva. “Zocché strit fud?” cioè cos’è? Lo street food che va tanto di moda adesso fino a una decina di anni fa non era un parola tanto usata, come l’altra espressione, quella che si ripete per gli aperitivi che si mangiano con le mani Il “finger food”. Prima era tutto “salatini e patatine” l’aperitivo rinforzato stava solo a Milano e noi non avevamo lo strit fud, bensì panelle e crocché, cazzilli e rascatura.
Adesso lo street food e finger food hanno trovato modi sempre più carini di presentarsi, lo street food in particolare è oggetto di abbinamenti con vini di pregio, nominato nelle riviste internazionali, protagonista alle feste chic dove è d’uso affittare una lapa, tipica del palermitano, completa di panellaro che prepara e frigge “Live” specialità croccanti e gustose da assaggiare subito.
panelle
 
Ma ci fu un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui le panelle erano un affare di famiglia.
E se sopravvive la festività di Santa Lucia – da onorare, bandendo pane e pasta e facendo posto a panelle e arancine col il loro rito di preparazione che coinvolge l’intera casa lasciandola odorosa e impregnata di fritto per settimane -. È più raro il rito dello street food casalingo (anche il nome stesso lo denuncia, se è cibo da strada, street, che ci fa a casa?) un momento che tanto ci ha visto protagonisti, soprattutto da ragazzi quando era semplicemente “oggi a pranzo si friggono panelle”.

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