Intanto Palermo è la patria dello street food, che è questo inglesismo favoloso, per indicare quel cibo che vendono ovunque, per strada, ed è un cibo povero, a buon mercato, di solito una pura invenzione del bisogno, buonissimo, capace di ritemprare lo spirito e il cuore e farvi tornare a scarpinare attraverso la città con rinnovato vigore.
Al primo posto mi sento di segnalare questo: mangiare le patate bollite. Lo so che sembro naif e probabilmente lo sono, ma ditemi, dove trovate patate bollite e pepeporini arrostiti già pronti?
In Sicilia c’è un detto: cu mancia patati vogghiute un mori mai. Basta passare davanti a un fruttivendolo per trovare pentole bollenti dove vengono cotti puntualmente patate e carciofi. Di solito si trovano anche teglie con cipolle al forno, ottime mangiate in insalata con un filo di olio e aceto. Le patate fatele sistemare in un cartoccetto e mangiatele prima di arrivare a casa. Bollenti, scottatevi il palato, imprecate, superate l'attesa.
Al primo posto mi sento di segnalare questo: mangiare le patate bollite. Lo so che sembro naif e probabilmente lo sono, ma ditemi, dove trovate patate bollite e pepeporini arrostiti già pronti?
In Sicilia c’è un detto: cu mancia patati vogghiute un mori mai. Basta passare davanti a un fruttivendolo per trovare pentole bollenti dove vengono cotti puntualmente patate e carciofi. Di solito si trovano anche teglie con cipolle al forno, ottime mangiate in insalata con un filo di olio e aceto. Le patate fatele sistemare in un cartoccetto e mangiatele prima di arrivare a casa. Bollenti, scottatevi il palato, imprecate, superate l'attesa.

Com seconda orova, eccovi una palermitananta doc: gustare il polpo bollito a Mondello. lo servono vista mare, in un piatto da portata in ceramica colorata, perché anche l’occhio vuole la sua parte, calato nell’acqua tre volte come vuole la tradizione. Sarete in piedi, qualcuno sotrcerà il naso, voi fregatevene, prendete un tentacolo arricciolato e ditemi se non sa di mare, se non è come assaggiare tutta Mondello in un boccone.
Adesso siamo alla fase "lo sfincionello", va acquistato rigorosamente dalla Lapa, che sarebbe la motoape. Il venditore sposterà una vetrina e ve lo servirà avvolto in carta da pane beige. Se è gisto dev'esere chinu di privulazzo e scarsu d'ogghio ( tradotto vorrebbe dire pieno di polvere e scarso d'olio, causa girovagare, ma tanto è favolos e si perdona tutto).
Assaggiare la pasta al forno: non cotta al forno, ma proprio afforno. Sono i classici anelletti, con il sugo di carne.
Mangiare la classica focaccia con la milza: una pignatta che bolle e pezzetti di milza che soffriggono nella sugna. La focaccia con la milza ha un sapore indimenticabile. Decidete come la volte, se schietta (single) o maritata. La prima è con succo di limone, la seconda con caciocavallo.
Provare la caponata (a tinchitè, nelle sue varianti): sì perché la trovate anche di pesce e di carciofi, a seconda della stagione, solo per dirne due. Un’osteria come si deve annovera certamente la caponata tra i suoi antipasti.
Assaporare il gelato nella brioche col tuppo e la panna zuccherata. Il gelato venne inventato da un siciliano, Procopio De Coltelli, naturalizzato in Francia, volete che il gelato siciliano non sia dei migliori? La Brioscia col tuppo ha una piccola protuberanza che sembra una croccia di capelli acconciati. La panna è aromatizzata con zucchero a velo, il più delle volte…
Mangiare il panino con le panelle: che ve lo dico a fare? Frittelle con farina di ceci, succulente, ottime chiuse dentro un panino fresco (accompagnate da birra atturrunata, ovvero appena uscita dal frigo). Se volete rispettare la tradizione aggiungete anche qualche crocchè di patate.

Concedersi (almeno) due arancine una abburro e una accarne: arancina, femmina, a Palermo non si transige, la varianti ormai sono infinite, ma abburro (prosciutto e formaggio) e carne (ragù) sono le fondamentali per cominciare a conoscere questa specialità.

Se siete in città il 13 dicembre, giornata di Santa Lucia, assisterete a un tripudio di arancine, tanto che la festa è ribattezzata, con il soprannome profano di Sant’arancina.

Assaggiare più dolci possibili, cassate e cannoli, poi le invenzioni sono molteplici, le vetrine delle pasticcerie palermitane sono un trionfo. Se esagerate camminate di più (molto di più). Segnatevi il 19 marzo, festa del papà, potrete assaggiare la mitica Sfince di san Giuseppe, solo per amanti delle ricotta.